Welcome Venice: la vitalità del cinema italiano in scena alle Notti Veneziane

Welcome Venice: la vitalità del cinema italiano in scena alle Notti Veneziane

Le Notti Veneziane, spazio off realizzato dalle Giornate degli Autori in collaborazione con Isola Edipo, trovano una nuova casa: la collaborazione tra Edipo Re e l’Associazione Culturale Giornate degli Autori, infatti, restituisce nuova vita alla sala parrocchiale di S. Antonio del Lido, da quest’anno rinominata Sala Laguna, destinandola al pubblico del festival, ad autori e professionisti dell’audiovisivo nonché agli abitanti del Lido e del territorio. Questo spazio, completamente rinnovato nelle strutture e nella dotazione tecnologica, adiacente al nuovo quartier generale delle Giornate, la Casa degli Autori (via Pietro Buratti 1), ospiterà tutte le proiezioni delle Notti Veneziane e sarà dedicato alla regista Valentina Pedicini, amica delle Giornate e Isola Edipo prematuramente scomparsa lo scorso novembre 2020.

E sempre nel segno del ricordo, sarà Il mondo a scatti di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli l’evento di pre-apertura delle Notti Veneziane, realizzato in collaborazione con Bookciak Azione! L’augurio è che Valentina Pedicini e Cecilia Mangini, scomparsa lo scorso gennaio dopo una vita dedicata al documentario e alla fotografia, così vicine per coraggio e limpidezza dello sguardo, ci facciano da guida lungo il cammino.

Con la direzione artistica di Gaia Furrer e Silvia Jop, le Notti Veneziane tentano di restituire una visione complessa e composita del panorama cinematografico italiano contemporaneo, spesso orfano di una rappresentazione capace di restituirne l’eterogeneità. 

Il film di apertura delle Notti, dal titolo benaugurante, è Welcome Venice, quarto lungometraggio di Andrea Segre. “A dieci anni esatti da Io sono Li”, scrive il regista “torno con un film “di laguna” alle Giornate degli Autori. Il progetto da cui è nato questo lavoro è immerso nelle calli e nelle acque di una Venezia che si sente scomparire, che non sa dove andare, ma ha ancora la forza di esistere e parlare. In un’epoca come questa di pandemie e chiusure, sono felice che questo mio nuovo film di laguna possa aiutare a celebrare una nuova apertura, una nuova strada di dialogo tra il cinema e la città, tra il cinema e il mondo.”

Le Notti Veneziane, attraversate da una particolare attenzione al rapporto tra il cinema e le altre arti, portano sullo schermo la magia dei nuovi narratori orali siciliani che si richiamano alla grande tradizione del cunto e dei cantastorie (Cùntami di Giovanna Taviani) e quella della compagnia marionettistica più antica e famosa del mondo (Diteggiatura, cortometraggio di Riccardo Giacconi). 

In un percorso fatto di luci, ombre e orizzonti si entra nella la poliedrica manualità di Filippo Dobrilla – scultore quasi eremita – raccontato nel profondo Caveman di Tommaso Landucci. 

Approdiamo nei frammenti di una delle storie più avventurose del secolo scorso: quella dell’illustratore Hugo Pratt raccontato dal regista italo-svizzero Stefano Knuchel nella seconda puntata di una trilogia quale è il film Hugo in Argentina. Ivano De Matteo ci porta altrove con la sua immaginazione e un cellulare,

strappandoci alla condanna del lockdown e immergendoci in un insolito western romano costellato di personaggi imprevisti: benvenuti a Trastwest!  

È un dialogo con il cinema e la vita, il monologo pensoso e disarmante dello sceneggiatore Umberto Contarello, che con il suo esordio alla regia, Parole, getta in campo il suo reale io. Stefano Sardo, altro sceneggiatore al suo debutto come regista, si avventura nel gorgo di Una relazione attraversando i dolori intercostali di una storia d’amore giunta al suo capolinea, condita di un’ironia fragorosa dataci come ultimo dono da Libero De Rienzo. Accanto a loro, il cinema indipendente nudo e sincero di Ciro De Caro con il suo etereo e magnetico GiULiA.

Lo sguardo delle donne è centrale alle Notti Veneziane ed è allo stesso tempo politico e metaforico. Princesa di Stefania Muresu è un’elaborata anti-favola che collega con estetica inusuale riti oppressivi nigeriani e vita difficile in Sardegna per una ragazza animata dai suoi sogni; attraverso un lavoro sul campo con i bambini di un villaggio albanese dove regnano le leggi del Kanun (codice d’onore che regola la vita degli abitanti da più di 600 anni) Keti Stamo ne Les enfants de Cain, coproduzione italo-albanese, cerca di rompere questa logica di violenza. Due angoli nascosti in una periferia che sa di mondo più dei centri delle nostre città, infine, si fanno racconto nel cortometraggio di Maddalena Stornaiuolo, Coriandoli, dove le forme delle ombre di Scampia si travestono tra le parole di due bambini, e nel lungometraggio di Sabina Guzzanti che restituisce voce e corpo a un vivere condiviso che si pensa troppo spesso estinto: si tratta del condominio romano popolare multietnico ritratto nel film Spin Time, che fatica la democrazia!.

Come in un cerchio che porta il proprio giro a compimento, le Notti Veneziane chiudono con un omaggio a Tonino de Bernardi, maestro del cinema underground osservato e ascoltato dall’amico e collega, Daniele Segre (Tonino De Bernardi – Un tempo, un incontro).