Nato per sostenere la distribuzione in sala nel nostro paese di opere cinematografiche dall’alto spessore artistico e culturale capaci di diffondere uno sguardo inclusivo e sostenibile sia da un punto di vista umano che ambientale, il Premio Inclusione e Sostenibilità Edipo Re raccoglie ogni anno attorno a sé alcuni dei più importanti artisti e intellettuali del nostro paese.
Il premio viene conferito a quei film e documentari capaci di riprodurre, diffondere e tutelare realtà e pratiche inclusive con uno sguardo sensibile e consapevole per ridurre il numero di coloro che sono a rischio di espulsione dal lavoro, dalla formazione, dalle comunità o che potrebbero vedersi negato o affievolito il diritto alla cittadinanza attiva.
A conferire il premio è una giuria di 3 intellettuali e artisti selezionati in occasione di ogni edizione dalla direzione artistica. A partire dall’edizione 2023, grazie alla partecipazione di Ca’ Foscari, la giuria ufficiale sarà accompagnata dalla giuria giovani composta da 7 studenti e studentesse di cinema.
Il premio viene attribuito a un film selezionato tra 12 titoli, selezionati dalla direzione artistica, provenienti da 4 sezioni diverse e in concorso nell’edizione corrente della Mostra del Cinema di Venezia quali: Concorso Internazionale, Orizzonti, Settimana Internazionale della Critica e Giornate degli Autori.
Premio giuria ufficiale Il premio consiste in una presentazione del film in anteprima in Italia in 5 differenti città, e nel sostegno nella comunicazione, in occasione della distribuzione ufficiale del film in Italia, da parte di MYMOVIES: il sito di cinema più seguito nel nostro paese che conta più di mezzo milione di utenti unici al giorno.
Il film premiato dalla Giuria Giovani sfrutterà gli spazi di proiezione direttamente gestiti da alcune Università italiane, tra cui la stessa Ca’Foscari.
Il premio è stato istituito nel 2017, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, sulla base del “Manifesto per l’Inclusione”, un testo redatto da una rete di ricercatori di respiro internazionale. Il Manifesto costituisce una guida indispensabile al rispetto dei diritti umani e delle differenze di cultura, classe, genere e provenienza. Nella sua declinazione originaria il premio è stato attribuito a una pluralità di figure appartenenti a diversi ambiti artistici della cultura contemporanea al fine di declinare la prospettiva dello sguardo inclusivo veicolato dal Manifesto, all’interno di contesti diversi dove sociale, artistico e culturale si sono incontrati generando eccellenze.
Il premio è costituito da una sezione di bricola chiamata “sfojo” ideata dall’azienda Lunardelli, marchio storico di Venezia rappresentante della tradizione del legno e del design italiano. Il premio incarna il significato e lo scopo di questo oggetto: le bricole infatti sostengono Venezia da sotto e nella laguna rappresentano la direzione da seguire.
Il premio consiste in una presentazione del film in anteprima in Italia in 4 città a scelta tra le indicate, e nel sostegno nella comunicazione, in occasione della distribuzione ufficiale del film in Italia, da parte di MyMovies: il sito di cinema più˘ seguito nel nostro paese che conta più˘ di mezzo milione di utenti unici al giorno. Ogni proiezione viene realizzata in stretta collaborazione con istituzioni culturali grazie alle quali si avvicina il film al pubblico italiano facilitandone la ricezione al momento della distribuzione ufficiale.
MILANO: in collaborazione con La Biennale e Agis
ROMA: in collaborazione con La Biennale e Anec
SIENA: in collaborazione con l’Università degli Studi di Siena
PALERMO: in collaborazione con il Centro Sperimentale
NAPOLI: in collaborazione con il Astra Doc
Una scrittura di asciutta perfezione racconta, con la potenza di una tragedia greca, il filo inscindibile e spaventoso che lega una madre a una figlia. Un delitto, un processo, lo sguardo emozionante su una femminilità dilaniata dallo scontro tra due culture. Le donne sono chimere di un mondo feroce, che non concede scampo.
In Vera sogna il mare, Kaltrina Krasniqi riesce a dare forma a una materia personale dolorosa, senza mai rinunciare alla vitalità del racconto. E costruisce il ritratto commovente di una donna, che ci appare proprio come il suo nome suggerisce, vera, tanto nella sua difficoltà iniziale quanto nel suo riscatto. Una vita comune che, come succede al cinema, diviene per tutti noi memorabile.
Al Garib riesce nell’impresa di raccontare una doppia marginalità, quella di un popolo e quella di un individuo rispetto al suo stesso popolo. I dettagli su cui Ameer Fakher Eldin si concentra, per la loro eleganza e per il nitore delle immagini, ci sono rimasti intatti nella memoria dopo molte ore, ancora a distanza di giorni dalla visione, e siamo certi che dureranno a lungo.
Per la compiutezza del racconto e per l’ironia, per la capacità di mostrare il mondo da diversi piani e diversi sguardi, grazie al paradosso che rende tutti i problemi più profondi.
La guerra, la fuga, ma anche il cinismo che l’arte può avere nel racconto delle tragedie degli altri, e la libertà degli esseri umani di scegliere il proprio destino.
The man who sold his skin è un fil complesso, divertente e e liberatoorio, che merita di fare la sua grande strada nei cinema di tutto il mondo
Per la sorprendente forza espressiva e la capacità di tenere insieme toni tragici e commedia.
Con un personaggio che incarna l’originale compresenza, inevitabile nella vita di tutti, di colpa e redenzione, bene e male, fede e simulazione, inganno e verità.
Per la sorprendente forza espressiva e la capacità di tenere insieme toni tragici e di commedia. Con un personaggio che incarna l’originale compresenza, inevitabile nella vita di tutti, di colpa e redenzione, bene e male, fede e simulazione, inganno e verità.