“Com’è profondo il mare”: l’Edipo Re di Pasolini

“Com’è profondo il mare”: l’Edipo Re di Pasolini

Se il seme è albero in potenza allora cos’è stata la figura di Pier Paolo Pasolini nel tramonto occidentale del ventesimo secolo? Come in un racconto di Calvino, Pasolini è un continuo rimando a qualcuno e a qualcosa; che sia un altro modo di intendere il mondo che ci circonda, al laborioso lavoro delle sinapsi che ci mantengono vivi. Pasolini ha fatto tutto il contrario del signor Swann. Se questi nella sua Odette voleva vedere le donne botticelliane per sublimarle, Pasolini sublimava i suoi ragazzi di strada; cosìcchè noi spettatori ci ritroviamo nei panni di Sergio Citti per  prestare volto e voce ad una figura classica come Edipo. Edipo re è il nome della sua barca che aveva trasformato in salotto letterario galleggiante in cui figure come Maria Callas vi trovavano riparo. Oggi, quella stessa barca, come gli scritti pirati del suo antico proprietario, non dà riparo ad intellettuali, ma ai pirati del nostro tempo. Pirati intrappolati nel proprio subconscio in cerca di un tesoro mentale scritto su una mappa scarabocchiata a causa della malattia mentale. Pirati nascosti dietro ad un velo di cui loro solo detengono la conoscenza di Maya. Per noi è un viaggio in mare,  ma per loro? Cosa diventa attraverso filtri diversi dai nostri? Pasolini si muoveva nel mondo come oggi la reflex di qualsiasi adolescente alle prime armi: avida, curiosa, scattante e a tratti sfocata. La china divide le onde come un tempo, ogni produzione, che fosse letteraria o cinematografica, divideva la critica e gli, per oggi, anacronistici uomini di cultura del PCI che si arrogavano il diritto della cultura nell’Italia di quegli anni.

 

L’uomo-Artista, secondo Aristotele, deve ricercare la conoscenza attraverso sempre modi diversi. Pasolini fu uno di questi: le poesie impregnate di morte e impegno sociale, i film invece di Sesso, nudità e visioni oniriche.  L’Edipo Re diventa nave di neo Argonauti che per mare anziché cercare il vello d’oro, cercano il senno sulle proprie lune eclissate. Non a caso accosto la figura di Pasolini alla tragedia degli Argonauti e di Medea; questa gli è speculare, mentre lei, tradita per pazzia uccide i figli messi al mondo con Giasone (atto supremo della volontà di una madre). Pasolini viene ucciso dai suoi figli, quei ragazzi di strada da cui veniva perennemente affascinato proprio perché lontani da come aveva vissuto la sua infanzia. Vi si era avvicinato in maniera scientifica, per poi innamorarsene senza averlo previsto. Pasolini si avvicina ai suoi figli tramite il vizio. Nel suo Decameron, Giotto ( interpretato dallo stesso Pasolini), ammirando l’affresco appena finito nella basilica di San Francesco esclama:“perché realizzare un’opera quando è cosi bello sognarlo soltanto?”. Chi parla, il Pasolini Attore o l’uomo zeppo di sogni nel cassetto? L’Edipo Re, Veleggia in sella alle onde come la Crystal Ship dei The Doors sospinta dalla calda voce di Jim Morrison:

Oh tell me where your freedom lies
The streets are fields that never die
Deliver me from reasons why
You’d rather cry, I’d rather fly
The crystal ship is being filled
A thousand girls, a thousand thrills
A million ways to spend your time
When we get back, I’ll drop a line”.

Dopo la sua morte, non è il suo corpo, ma il nostro pensiero di cultura ad essere in rigor mortis.

Jo i sarài ‘ciamò zòvin
cu na blusa cara
e i dols cavie ch’à plòvin
tal pòlvar amàr.
Sarài’ciamò cialt
e un frut curìnt pal sfalt
clìpit dal viàl
mi pojarà na man
tal grin di cristàl.”

“Il dì da l me muàrt.”
P.P. Pasolini.

di Stefano Frungillo