Per un nuovo welfare tra le righe del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nella transizione ecologica

Per un nuovo welfare tra le righe del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nella transizione ecologica

In queste settimane difficilissime per l’equilibrio del nostro paese, fortemente colpito dalla pandemia, abbiamo continuato a lavorare con la reti di realtà sociali, culturali, istituzionali, associative del terzo settore e imprenditoriali provenienti dal mondo laico e cattolico del nostro paese, affinché il percorso avviato nel corso del primo lockdown dedicato alla rifondazione dei presupposti indispensabili per un welfare a misura di cittadini e cittadine, si consolidasse e trovasse nuovo rinnovato slancio.

Pubblichiamo dunque la lettera inviata dalla rete e scritta a centinaia di mani, rivolta al nuovo governo affinché si entri nell’ottica di rilanciare e ripensare il Welfare di prossimità, le politiche giovanili ed i diritti di cittadinanza dentro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nella transizione ecologica.

 

 Al Presidente del Consiglio dei Ministri 

Prof. Mario Draghi 

p.c. Al Ministro per la Transizione Ecologica 

Prof. Roberto Cingolani 

Al Ministro delle Politiche Sociali 

On.le Andrea Orlando 

Al Ministro della Salute 

On.le Roberto Speranza 

Al Ministro della Giustizia 

Prof.ssa Marta Cartabia 

Al Ministro dell’Istruzione 

Prof. Patrizio Bianchi 

Alla Ministra del Sud e della Coesione Territoriale 

On.le Mara Carfagna 

Al Presidente Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati 

Al Presidente della Commissione Affari Sociali del Senato 

Al Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati 

Al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato 

 

 

Illustrissimo Presidente, 

siamo un gruppo di oltre cento Associazioni ed Enti che hanno sottoscritto il 17 aprile 2020 l’Appello della Società Civile per la Ricostruzione di un Welfare a misura di tutte le persone e dei territori. 

Ci occupiamo di giovani, di economia civile, di welfare, di disabilità, di agricoltura, di ambiente, della pace ed abbiamo sottoscritto l’Appello per manifestare la nostra determinata intenzione di essere chiamati a svolgere la nostra parte nella delicata fase della ricostruzione post-covid della coesione sociale e dell’economia, proprio per quel concetto di Ricostruzione sociale che ha costituito larga parte del Suo primo discorso al Senato in occasione della fiducia al Suo governo. 

Abbiamo, infatti, chiesto all’allora Presidente Giuseppe Conte di “riconoscere un ruolo ai presìdi locali del nostro Capitale Sociale attivando in tutti i Comuni percorsi personalizzati, familiari e territoriali, percorsi in cui il Terzo Settore venga coinvolto nella progettazione sociale territoriale attraverso piani strategici territoriali e misure personalizzate”. E nel nostro appello avevamo altresì ribadito che “la crisi si annuncia tale che non basterà la semplice distribuzione di beni materiali affidata al Terzo Settore, occorrerà parlare di riconversione e ricostruzione delle nostre economie globali e locali”1. 

In questi dieci mesi di lavoro abbiamo avuto diverse interlocuzioni importanti, tutte finalizzate a poter incidere con le nostre esperienze e i nostri saperi sui provvedimenti che man mano venivano varati da Governo e Parlamento per far fronte all’emergenza sociale e sanitaria del Covid. 

I nostri sette position paper, racchiusi nell’Istant book Per un Nuovo Welfare. Le proposte della Società civile, edito dalla rivista Vita Non Profit2, hanno fatto tanta strada nei tavoli nazionali e regionali: 

● abbiamo ottenuto che il Decreto Rilancio varasse per la prima volta una normativa nazionale sui Budget di salute e siamo stati auditi nella commissione competente della Camera dei Deputati. Conseguentemente sono stati attivati diversi tavoli regionali sulla stessa materia; 

● abbiamo potuto presentare al Governo la strategia dei Patti educativi territoriali e dei Budget Educativi, che oggi sono attivi in diverse realtà italiane, come metodo innovativo per contrastare la povertà educativa in forma comunitaria e personalizzata; 

● abbiamo presentato in diverse occasioni i Patti per l’Imprenditoria civile, che completano i percorsi previsti nella misura del Reddito di Cittadinanza; 

● abbiamo ottenuto che i richiedenti asilo rientrassero nei sistemi pubblici di accoglienza ed integrazione da cui erano usciti a seguito dei “Decreti Sicurezza” del 2018 e 2019; 

● abbiamo ottenuto il potenziamento del Servizio Civile Universale, che era stato ridotto ai minimi termini; 

● abbiamo riscontrato con successo che l’accoglienza diffusa e l’incremento residenziale nei comuni a rischio spopolamento fossero inseriti nelle leve del rilancio del paese; 

● abbiamo plaudito al rifinanziamento e potenziamento della misura “Resto al Sud”. 

Ora chiediamo di fare la nostra parte nella progettazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nell’avvio di una nuova straordinaria esperienza istituzionale, il Ministero della Transizione Ecologica. 

Ci rivolgiamo a Lei perché ancora una volta la società civile sia ascoltata e non relegata alla semplice funzione di manodopera delle istanze sociali del Paese. 

Abbiamo tante cose da dire e da proporre sul Sud, sulla rieducazione penale, sulla medicina territoriale, sullo Ius Soli e i diritti di Cittadinanza in genere, sullo sviluppo sostenibile dei Piccoli Comuni e delle Aree interne, sul welfare di prossimità per gli anziani e le persone vulnerabili, sull’agricoltura, le fonti energetiche, la difesa nonviolenta della Patria, la riforma del Reddito di Cittadinanza, la povertà educativa e i Neet. Anche questa volta siamo pronti a fare la nostra parte e ci rimettiamo a Lei perché questo capitale sociale possa essere parte sostanziale della strategia di Ripresa e di Resilienza del Paese, a partire dalla principale attenzione alla costruzione e promozione di una Next Generation in una nazione abitata da più cittadini di età over sessantacinque che da giovani under quindici e dove ancora pervicacemente si nega il diritto di cittadinanza a chi è nato e vive in Italia. 

Il nostro Manifesto per la Ricostruzione chiede che il PNRR e la programmazione della Transizione Ecologica tengano conto di questi strumenti ed azioni per noi assolutamente prioritarie: 

1. Rafforzare e qualificare il sistema sanitario nazionale pubblico ed universale ridisegnando e potenziando la rete della medicina territoriale, i servizi socio sanitari di prossimità. Completare la riforma dei Budget di Salute e delle Case della Salute/Case della Comunità come principale forma del welfare di prossimità per tutte le prese in carico che richiedono interventi longitudinali e non occasionali del sistema sociosanitario italiano (disabilità, minori a rischio, anziani fragili, devianze penali, dipendenze patologiche, malattie cronico degenerative), riconvertendo il sistema delle rette della sanità privata in un sistema di co-progettazione personalizzata capace di incidere sulle determinanti sociali della salute ed impegnando importanti fondi della ricostruzione nell’ottica di prognosi positive di uscita dal disagio e non più nella semplice e mera erogazione di prestazioni assistenziali e specialistiche che non siano capaci di incidere sulle recidive e gli aggravamenti delle persone fragili per condizioni socioeconomiche che abitano in territori fragili. Dopo la débâcle delle RSA è il momento di destrutturare i sistemi premiali delle ASL rispetto ai LEA, passando da una logica dei “posti letto” ad una cultura del caregiving, anche attraverso un vero investimento a favore dell’accoglienza diffusa delle persone anziane e la mobilitazione proattiva degli anziani a favore del welfare e dell’ecologia integrale, anche nella forma del “servizio civile degli anziani 

2. Riformare il Reddito di Cittadinanza, completando sia gli aspetti socio-assistenziali dell’accompagnamento personalizzato all’uscita dal disagio determinato da condizioni di indigenza sia attraverso forme innovative di promozione dell’inclusione lavorativa, non solo nella forma individuale della ricerca attiva, ma anche nella promozione dell’autoimpresa e della cooperazione tra i beneficiari della misura, anche in considerazione del fallimento del sistema dei navigator. In particolare, proponiamo con forza e convinzione la forma dei Patti per l’Imprenditoria Civile promuovendo la sinergia tra diversi strumenti di inclusione e di sviluppo come il Microcredito, Resto al Sud, i Piani di Sviluppo Rurale e la difesa e la promozione dei Piccoli Comuni, gli incentivi alla Cooperazione di Comunità. 

3. Riprendere il cammino interrotto nel 2018 di riforma dell’ordinamento penitenziario, portato avanti dall’allora Ministro della Giustizia Orlando, che prevedeva il potenziamento delle misure alternative alla detenzione in carcere. Tale provvedimento è ormai indispensabile non solo in relazione al sovraffollamento disumano delle carceri, ma anche in ordine ad una diversa concezione della pena che tenda alla rieducazione (art. 27 della Costituzione), sia più rispettosa della dignità umana e più efficace socialmente. Ricordiamo che il ricorso alle pene alternative abbassa il tasso di recidiva dal 70% al 15%. La Riforma Orlando prevedeva in sostanza un ribaltamento della pena che la società civile sostiene ampiamente e da tempo: la pena detentiva nelle case circondariali come misura “residuale”, rispetto alle misure penali alternative, che dovrebbero costituire la principale forma di esecuzione penale personalizzata. 

4. Riprendere il cammino verso il riconoscimento dello Ius Soli e dello Ius Culturae. Siamo la settima potenza globale in un pianeta in cui oltre il 4% della popolazione mondiale è “in movimento” alla ricerca di una migliore condizione di vita e siamo parte di una comunità politica e geografica, l’Europa, caratterizzata da invecchiamento e spopolamento progressivo delle aree rurali e dei piccoli centri abitati. I demografi sono certi che la sola Nigeria avrà entro i prossimi trent’anni la stessa popolazione dell’Unione Europea e in un mondo esposto agli shock dei cambiamenti climatici non è più possibile immaginare che l’Italia possa perseverare in una politica restrittiva del riconoscimento dei diritti di cittadinanza e dotata di scarsi finanziamenti finalizzati all’integrazione dei migranti. Su questo tema decisivo per la coesione sociale e per lo sviluppo, la Germania investe circa 21 miliardi a fronte di meno di 5 miliardi del nostro paese, di cui gran parte spesi senza alcun valore effettivo di integrazione nelle reti dell’accoglienza emergenziale. 

Urge rilanciare l’accoglienza diffusa del SAI, Sistemi di Accoglienza ed Integrazione, che oggi coinvolgono solo 1100 sugli 8 mila comuni italiani. 

5. Sostenere la Comunità Educante con importanti finanziamenti per i Patti Educativi territoriali, i Budget Educativi e l’integrazione scolastica degli alunni stranieri come principali strumenti di contrasto alla povertà educativa. Questa forma di povertà resta la principale emergenza del paese, con 1 milione 137 mila minori in povertà assoluta; con un tasso di dispersione scolastica sempre in ascesa (14,5% degli adolescenti), e di abbandono prematuro degli studi (il 13,5%); un numero drammatico ed allarmante di Neet (il 10,7% della popolazione tra i 15 ed i 19 anni), ed una tendenza progressiva alla “segregazione scolastica” con la costituzione di classi scolastiche di tipo A per soli italiani benestanti e classi di tipo B per stranieri e italiani poveri. Urgono strumenti di co-progettazione formativa ed educativa che diano valore al capitale sociale del paese, fatto di miriadi di associazioni sportive, culturali, educative, del volontariato, del tempo libero che possano essere chiamate in partita con la loro grande infrastrutturazione sociale fatta di educatori, istruttori e volontari. Occorre uscire quanto prima dalla logica della “formazione a progetti” che allarga lo iato tra i primi della classe e gli ultimi, investendo sulle leve comunitarie e sugli ambienti di vita. 

6. Sostenere con finanziamenti e leggi mirate il connubio tra agricoltura di qualità censita dall’INPS, lontana da sistemi di sfruttamenti lavorativi e rispettosa della transizione ecologica, ed approvvigionamenti pubblici, per le mense scolastiche, le aziende ospedaliere, le case circondariali ed ogni altro ente pubblico dotato di un servizio mensa; sostenere le filiere corte, l’agricoltura biologica, sociale ed inclusiva e i sistemi agricoli che creano coesione sociale nei territori in declino demografico ed economico; finanziare il welfare rurale differenziandolo dal welfare urbano e metropolitano. 

7. Riconoscere il valore economico dei servizi ecosistemici di cui alla legge Borghi per i piccoli comuni e le Aree interne. 

8. Investire sulle fonti rinnovabili favorendo l’abbattimento dei costi di consumo di energia, soprattutto per l’edilizia pubblica e la residenzialità popolare, andando oltre le forme di investimenti a favore delle imprese, garantendo il beneficio in bolletta direttamente al cittadino virtuoso; finanziare i piani di mobilità sostenibile urbana dei piccoli e medi comuni, anche se in dissesto, con fondi dedicati. 

9. Avviare una graduale riduzione delle spese militari e la riconversione a fini civili delle industrie che producono armamenti (specialmente se a controllo statale), attraverso percorsi che vedano la partecipazione della società civile, degli enti locali, sindacati e dirigenti d’azienda. Quando è scoppiata la pandemia una sola azienda in Italia produceva ventilatori polmonari mentre erano 231 le aziende impegnate nella produzione di armi. Pensiamo, poi, che nel tempo in cui viviamo sarebbe necessaria l’istituzione del Ministero della Pace per la diffusione di una cultura di pace per prevenire la violenza e dare voce ai cittadini e ai gruppi che ogni giorno costruiscono la Pace attraverso un impegno costante per la promozione delle libertà fondamentali e dei diritti internazionalmente riconosciuti. 

10. Investire nell’educazione alla pace e nella difesa nonviolenta della Patria appostando nel PNRR il doppio degli attuali fondi dedicati al Servizio Civile Universale affinché il Servizio civile sia davvero un diritto esigibile universalmente da chi ne fa richiesta: anche quest’anno sono stati circa 70 mila i giovani che avevano fatto domanda a cui è stato detto no per mancanza di budget. In 10 anni è stata respinta la voglia di impegno di almeno 600mila giovani. L’Italia non può permettersi un simile spreco in coesione sociale. 

Firmatari – Reti nazionali 

Angelo Righetti, Fondatore della Rete di Economia Sociale Internazionale 

Angelo Moretti, Presidente Rete Economia Sociale Internazionale e Presidente Consorzio Sale della Terra 

Alberta Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, Fondazione Franco e Franca Basaglia 

Andrea Morniroli, Forum Diusuguaglianze Diversità, Dedalus 

Antonio Corbari, Presidente AIAB , Associazione Italiana Agricoltura Biologica 

Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione con il Sud e Presidente Impresa Sociale con i Bambini 

Carlo Borzaga, Presidente Euricse 

Don Francesco Soddu, Direttore Caritas Italiana 

Don Marcello Cozzi, Presidente Fondazione Nazionale Interesse Uomo, Onlus di Potenza 

Don Virginio Colmegna, Presidente Fondazione Casa della Carità 

Enzo Costa, Presidente nazionale Auser 

Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola 

Ernesto Preziosi, Presidente Argomenti2000 

Gabriella Raschi, Presidente nazionale Gruppi di Volontariato Vincenziano – AIC Italia 

Giovanna Del Giudice, Presidente Conferenza Salute Mentale Franco Basaglia 

Giovanni Battista Costa e Leonardo Becchetti, NEXT Nuova Economia per Tutti 

Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile generale Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII 

Gisella Trincas, Presidente UNASAM 

Giulio Santagata, Rete di Economia Sociale Internazionale 

Ivan Stomeo, Presidente Fondazione Futurae Onlus 

Luciano Carrino, Presidente Kip School International 

Luigi Scarola, Centro per l’Economia Sociale-Nomisma 

Luigino Bruni ed Elena Granata, Scuola di Economia Civile 

Marco Gargiulo, Consigliere Fondazione “Ebbene” 

Maria Grazia Guida, Presidente Associazione Amici Casa della Carità 

Matteo Truffelli, Presidente Azione Cattolica Italiana 

Patrizio Gonnella, Presidente Associazione “Antigone” 

Pietro Vittorio Barbieri, Vicepresidente Diversity Europe Comitato Economico Sociale Europeo 

Riccardo Bonacina, Fondatore e Coordinatore editoriale di Vita NoProfit 

Riccardo De Facci, Marina Galati, Caterina Pozzi, Presidenza CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza 

Roberto Rossini, Presidente ACLI 

Rosanna Mazzìa, Presidente Associazione Borghi Autentici di Italia 

Salvatore Cacciola, Presidente BioAS, Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale 

Sindaci della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome 

Stefano Ciafani, Presidente Legambiente Onlus 

Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali 

Vito D’Anza, portavoce nazionale del Forum Salute Mentale 

Sybille Righetti e Silvia Jop, Edipo Re 

Firmatari – Reti locali 

Alessandro Sirolli, Presidente 180Amici L’Aquila 

Angela Natoli, Coordinatore per la rete sociale e la progettazione della Società Cooperativa sociale Libera..mente, Palermo 

Antonio D’Alessandro, Presidente del Consorzio Parsec 

Antonio Sanfrancesco, Presidente Società Cooperativa Sociale FILEF Basilicata 

Aloisa Moncada di Paternò, vice Presidente dell’Associazione Palermo Mediterranean Gateway, rigenerazione sociale” 

Cesarino Zago, già Direttore del Distretto sanitario 1 di Trieste 

Cristina Netto, del Gruppo di ricerca e scientifico sui Budget di Salute di Angelo Righetti 

don Giacomo Panizza, fondatore “Comunità Progetto Sud” di Lamezia Terme 

don Mauro Frasi, Responsabile Casa Famiglia Caritas del gruppo Reti della Carità 

don Nicola De Blasio, Direttore Caritas Diocesana di Benevento 

don Paolo Luigi Zuttion, Presidente Associazione di Solidarietà Internazionale Jobel Onlus 

Elena De Filippo, Presidente Cooperativa Sociale Dedalus 

Franco Rotelli, Psichiatra già Presidente Commissione Sanità del Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia 

Gaetano Giunta, Segretario generale Fondazione Comunità di Messina 

Gianni Tognoni, Dipartimento di Rianimazione ed Emergenza, Università di Milano 

Giorgio Marcello, Sabina Licursi, Emanuela Pascuzzi, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università degli Studi della Calabria 

Giovanni De Plato, Psichiatra 

Giuseppe La Rocca, Direttore Fondazione di Comunità di Agrigento e Trapani 

Leandro Limoccia, Presidente Collegamento Campano Contro le Camorre 

Lidia De Sanctis, Associazione “Volontariato Giuseppe Tedeschi” Campobasso 

Livia Zaccagnini, Operatrice culturale 

Luciana Delle Donne, Ceo Fondeur “Made in Carcere” 

Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto di Ricerche Mario Negri, Milano 

Michele Petraroia, Presidente ANPI Basilicata 

Paola Capoleva, Presidente del CSV Lazio 

Paolo Crepet, Psichiatra 

Pietro Pellegrini, Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Ausl di Parma 

Salvatore Soresi, già professore ordinario presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata Università degli Studi di Padova 

Simmaco Perillo, Presidente Consorzio Nuova Cucina Organizzata (NCO) 

Suor Aurelia Raimo, Responsabile dell’Ufficio di Progettazione e Sviluppo per l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice della Provincia dell’Italia Meridionale (Campania, Puglia, Calabria, Basilicata), Malta e Albania. 

Suor Maria Rosaria Tagliaferri, Provinciale per l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Salesiane di Don Bosco) Italia Meridionale (Campania, Puglia, Calabria, Basilicata), Malta e Albania